Aurora boreale in Islanda, la foto della vita

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Il cielo è imprevedibile. Parlo sia metaforicamente che metereologicamente. Quando poi si tratta di fotografare l’aurora boreale in Islanda è praticamente un terno al lotto. Il mio buon proposito per il 2019 era quello di sfidare il cielo: fotografare l’aurora boreale nel mese più impervio che si possa immaginare per queste latitudini. Ma non un’aurora qualsiasi: quella a cavallo tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019. Un unico scatto per un’unica aurora tra due anni. Mesi di progetti, studi e speranze per realizzare il sogno della vita: volo prenotato a luglio, la guesthouse in autunno, quasi un anno di preparativi tecnici. Mancava la parte della fortuna: per quella non esistono amuleti o gesti scaramantici. Arriva oppure no. Nel mio caso è arrivata in versione cornucopia, in abbondanza e tutta insieme (alla faccia di chi me l’ha gufata fino all’ultimo).

Appostato per ore col mio cavalletto, un freddo che nemmeno sto a dirvi, tanta pazienza e la perseveranza di chi vuole lo scatto perfetto, ho aspettato che arrivasse. Ed ecco apparire la magnificenza fatta luce. Sua maestà l’aurora boreale si è palesata davanti ai miei occhi e alla mia Nikon con le sue sfumature verdi e rosse, il suo fluire onirico e quel tappeto di stelle che fa da sfondo come in un dipinto della natività con tanto di Re Magi, esattamente nell’istante nel momento in cui volevo scattare. Ora potrei tranquillamente appendere la macchina al chiodo e ritirarmi in pensione. Ma non lo farò, almeno non prima di avervi raccontato come è possibile fare una fotografia del genere.

Aurora boreale in Islanda, qual è il periodo migliore

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Partiamo dall’abc: il momento migliore per fotografare l’aurora boreale non è dicembre. Quello che ti dicono tutti – e che tutti mi hanno ripetuto allo sfinimento – è che i mesi migliori sono settembre, ottobre, febbraio e marzo. Il fatto che avessi deciso di immortalare in un unico scatto gli ultimi secondi del 2018 e i primi del 2019 di questo fenomeno spettacolare non ha niente a che vedere con i buoni consigli. Il motivo è molto semplice: a dicembre in Islanda si congela, le strade sono lastre di ghiaccio, i blocchi di neve rendono difficile le escursioni e il meteo è quasi sempre sfavorevole. Stare ore fermi ad aspettare il “miracolo” presuppone una buona dose di tenacia e ostinazione. Peraltro, pare che a dicembre sia difficile avvistare delle aurore boreali, e se appaiono non sono mai spettacolari. E in effetti è così, quelle più belle sono in autunno.

Nota tecnica: l’abbigliamento termico adeguato in questo tipo di viaggio gioca un ruolo chiave. Per le scarpe mi sono affidato a Columbia, che oltre a essere impermeabili sono adatte a temperature molto rigide (fino a -65°), per la giacca ed il pantalone a The North Face, modello Everest (concepita per salire sull’omonima montagna).

Cosa fare per fotografare l’aurora boreale in Islanda

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Per programmare un viaggio così impegnativo è necessario organizzarsi per tempo, capire qual è la posizione migliore per scattare, la struttura più comoda e vicina, quali devono essere gli spostamenti da fare. Nel mio caso, buona parte del merito dell’impresa va a Virginio e Cinzia, eccezionali host che, oltre a ospitarmi nella loro guesthouse, mi hanno consigliato e indicato gli appostamenti strategici. Per la buona riuscita del mio progetto è stato fondamentale il loro apporto, intrattenere un legame a distanza nei mesi precedenti e il continuo confronto con loro mi ha motivato e rassicurato su molti aspetti tecnici e logistici. Inoltre, vedere le loro foto e quelle di un fotografo che io stimo molto – Ottavio Giannella, che fa un lavoro eccezionale sulle aurore boreali e in generali sul nord Europa – mi ha incoraggiato sulla fattibilità dell’impresa. Certo, si trattava pur sempre di un’impresa ardua, ambiziosa, dall’esito del tutto incerto, ma pur sempre possibile.

La loro struttura si trova giusto a ovest, vicino a Borganes, dove nel mese di dicembre è più facile avvistare le aurore boreali. Nella parte occidentale dell’Islanda si possono trovare molti luoghi interessanti e sorprendenti, come la storica località di Reykholt e Snorralaug, uno dei più importanti siti storici di tutta l’Islanda, le cascate Hraunfossar e Barnafoss, la montagna Baula e il cratere Grabrok.

La notte dell’aurora boreale

Una grande impresa necessita di una adeguata preparazione. Soprattutto fisica, quando si parla di rimanere per ore a 10 gradi sotto allo zero. Per calmare la mente e ritemprare il corpo decido di fare un bagno caldo, a 35 gradi: fuori è quasi buio, tutti si stanno preparando per la notte di Capodanno e si avverte nell’aria la calma e l’attesa che precedono una grande serata. Dopo una cena leggera ma nutriente arriva la notizia meteorologica che stavo aspettando da mesi: cielo poco nuvoloso. Ma non è finita: l’aurora boreale, dal punto migliore da cui si poteva fotografare in quei giorni (ovvero le isole Lofoten), stava iniziando a spostarsi verso di noi. Bingo. Il meteo stava preparando le condizioni migliori per esaudire il mio desiderio, rimaneva solo la mia parte. Non potevo permettermi di sbagliare.

Esco di casa con tutta l’attrezzatura, mi metto nel punto più buio possibile: mi apposto dietro a una jeep per cercare di fotografare quella labile linea bianca che si vede. Guardo la macchina fotografica. È verde, sta arrivando. Comincio a sentire i brividi su tutto il corpo, cerco di mantenere la calma. È ancora troppo presto, sono solo le 23, devo aspettare almeno un’altra ora, nell’attesa che questa aurora possa aumentare per farsi immortalare a cavallo della mezzanotte. Deve rimanere lì, perché l’obiettivo è quello di fotografarla pochi secondi prima e dopo la mezzanotte. Rimani, aurora bella, rimani.

Ed eccola che aumenta, fino a diventare una sorta di arcobaleno, cammina lenta e mi dà tempo di adoperare tempi molto lunghi e ISO molto bassi. Riesce a stare ferma giusto quei 25 secondi (mi raccomando, non più di 25 secondi, perché se no le stelle vengono mosse) per farsi immortalare in tutta la sua beltà. E quando penso di essere già stato abbastanza fortunato, eccone comparire un’altra subito dietro. Pensa se le due aurore si unissero in un’unica grande aurora boreale, dico a Virginio (che mi ha assistito per tutta l’impresa). “Vinny, non sfidare la fortuna e continua a scattare”, risponde lui. Ma la mia cornupia personale aveva deciso di elargire abbondanza a oltranza: ecco apparire la terza aurora di fila. Erano tre: non belle, non danzanti, non colorate, tutte verdi con un filo di rosso per il freddo, ma tre linee di aurora una in un fila all’altra. Un evento se non unico, di certo improbabile. Ai miei occhi eccezionale.

È a quel punto che tento la pazzia: decido di spostarmi e cercare un posto più buio e isolato per tentare lo scatto perfetto. Più avanti c’è un fiume, dice Virginio, vai lì e scatta la foto nel riflesso dell’acqua. È quando guardo l’anteprima che finalmente riprendo fiato: la foto c’è, non è la migliore che abbia mai fatto ma è lì a dirmi che ce l’ho fatta. Sono riuscito a immortalare l’aurora boreale in Islanda tra la il 2018 e il 2019. Piango, mi giro verso il cielo e l’aurora non c’è più.

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