Alle spalle un grande amore finito e in mano il mio primo nuovo amore (fotografico): una Nikon D4S. Così è iniziato il mio primo viaggio in assoluto da solo, quello in Argentina, che ha avuto come prima tappa Ushuaia. Il primo viaggio da “adulto”, se così possiamo definirlo, il primo in cui non avevo organizzato nulla e lasciavo tutto all’improvvisazione. Il primo viaggio che aveva al centro di tutto la fotografia. Perché quando un grande amore finisce, bisogna trovarne uno altrettanto appassionante per poter andare avanti. E così, approfittando del trasferimento di un caro amico a Buenos Aires, ha preso forma questo folle itinerario di 38 giorni.
Ma un viaggio, si sa, inizia proprio dal trasferimento, in questo caso un volo aereo della Turkish Airlines con scalo a Istanbul (degli scali, tecnici e non, ve ne parlo qui). Il mese? Luglio, quando dall’altra parte del globo è pieno inverno. Il volo per l’Argentina è lungo. Molto lungo. A prescindere dalla compagnia con cui si viaggia. Diciamo che se lo scalo prevede uno stop di 10 ore è qualcosa di simile all’infinito. Consiglio: cercate di prenotare con anticipo il volo più comodo, se non fosse possibile (come spesso capita a me, che improvviso le partenze) prevedete di prenotare un hotel vicino all’aeroporto dello scalo per non morire di inedia.
Da Buenos Aires a Ushuaia
Una volta approdato in Argentina decido di stare solo due giorni nella capitale. L’idea era quella di ritornarci con calma a fine viaggio, quindi mi servivano giusto un paio di giorni “cuscinetto” per riprendermi dal jet-lag (anche sul jet-lag ho un vademecum personale). Cosa posso fare a Buenos Aires? Questa è la domanda con cui ho iniziato la visita di questa meravigliosa città, la domanda che mi sono posto, in generale, prima di iniziare quest’avventura. “Qual è il posto più a sud che posso visitare?”. Questa è stata la risposta: Ushuaia. Ero in Argentina e volevo conoscerne il punto estremo, la città più a sud del mondo. Saranno le mie radici siciliane che mi portano sempre a raggiungere la parte meridionale dei posti, sta di fatto che volevo provare l’ebbrezza di sentire un freddo cane mentre l’altra parte dell’emisfero sudava stando fermo.
Ushuaia, la fine del mondo
Ushuaia è, letteralmente, la fine del mondo. Il che si traduce in freddo. O, meglio, temperature glaciali, visto che Ushuaia dista circa 3000 km da Buenos Aires. Sprovvisto di abbigliamento tecnico, ho dovuto affrontare la prima vera difficoltà del viaggio: come mi vesto per andare al sud? L’unico capo a mia disposizione era una giacca termica, quindi mi sono dovuto premunire di abbigliamento adeguato una volta sceso dall’aereo. Consigli di viaggio: il volo interno mi è costato circa 220 euro, ma la regola generale per le prenotazioni aeree è sempre la stessa. Prima si prenota e meno si spende, anche se le tariffe, in quel caso, non sono quasi mai modificabili o rimborsabili.
Se dovete soggiornare a Ushuaia in pieno inverno prevedete un hotel in centro, quello in cui ho soggiornato io era appena fuori dalla città, con una vista panoramica mozzafiato. L’unico inconveniente erano le strade, completamente ricoperte di ghiaccio e neve: passarci con navette e auto più volte al giorno non era esattamente rilassante. Arrivato in hotel, la prima cosa che ho fatto è stata organizzarmi per vedere le cose principali in pochi giorni, come la Fin del mundo, il faro più antico dell’Argentina e il primo a essere costruito in acque australi, dove ho scattato una foto meravigliosa con il sole a fare da scenografia. Come organizzarsi? Con guide locali o agenzie che organizzano escursioni.
Ushuaia, escursioni
Le escursioni da Ushuaia sono molte e hanno a che fare tutte con la natura, che all’estremo sud del mondo è sovrastante e magnificente. “In Argentina è il tempo che decide cosa puoi fare e non puoi fare”, è una frase che mi sono sentito ripetere spesso. In altre parole, è la natura che decide le escursioni che puoi fare. Quella che cercavo di organizzare da due giorni nel Parco Nazionale di Ushuaia (sulla cima delle Ande, per intenderci), era una di quelle gite ad alto tasso di variabilità, perché era in elicottero. Alla fine del terzo giorno sono finalmente riuscito a volare dal vecchio aeroporto della città, che è anche presidio militare aeronavale, e ad atterrare su una delle cime più alte del sud del mondo. Uno spettacolo di pura bellezza, in cui la natura e il silenzio regnano sovrani.
Il secondo giorno mi sono concentrato su gite più vicine e meno impegnative. Entrambi le escursioni si possono prenotare in loco e fare nella stessa giornata. Grazie ad una guida turistica del luogo (Paola, un dolcissima ragazza cresciuta ad Ushuaia) sono uscito in barca a vedere i leoni marini (in estate sono invece visibili le foche), animali che mi hanno colpito per il loro modo di vivere il branco: il maschio si circonda di numerose femmine, come in un harem, ma il periodo dell’accoppiamento dura solo un mese all’anno. Se sia un bene o un male per i maschi di questa specie lo lascio decidere a voi.
Non poteva mancare l’escursione in slitta con i cani da traino: bellissima esperienza, a patto di avere un abbigliamento adeguato, per evitare di ritrovarsi bagnati dalla vita in giù come è successo a me. Una cerata o dei pantaloni da sci sono l’ideale. Nella gita era inclusa anche la cena a base di lenticchie, carne salata e vino caldo attorno ad un falò. Il rientro in hotel? Per fortuna l’ho prenotato in jeep, perché le opzioni erano sempre i cani, il gatto delle nevi o le racchette da neve. Il tutto con temperature siderali.